Dott. Vito Natale
Counselor Psicologico e Relazionale
Laureato Magistrale in Psicologia Relazionale e Ph.D. in Psicologia Cognitiva
Quando si conduce una vita impegnativa che richiede tante energie è facile dimenticare di prendersi cura di se stessi, dove il mondo conscio e le problematiche legate ai principali fattori esterni e alla normale gestione della quotidiana vita, non abbiano modificato in modo significativo il mondo interiore della persona, l’intervento del counselor professionista può rivelarsi una risorsa fondamentale per il cliente, cui troverà una dimensione espressiva e di ascolto, utile a liberare l'Io ma anche a rafforzare le capacita e potenzialità.
Il mio lavoro
Lavorare per raggiungere obiettivi comuni, mi dedico a progetti che mi permettono di mettere in pratica nuove idee.
Su di me
Reputo importante entrare in contatto con persone dalla mentalità aperta e poter condividere le mie passioni.
La mia missione
Credere nella propria professionalità è la chiave per raggiungere nuovi risultati, ed offrire un supporto professionale.
Impegnarsi per aiutare nuove persone a raggiungere i propri risultati. Ci sono diversi modi che ci permettono di giungere alla meta, la mia prerogativa è pensare e lavorare privo di schemi prestabiliti.
Il counselor è una figura professionale che negli ultimi anni è divenuta sempre più apprezzata in Italia, già diffusa soprattutto all’estero.
Nello specifico il counselor è un professionista che offre il suo tempo per cercare di aiutare chi si trova in un grande stato di difficoltà, per trovare nuovi spunti sulla ricerca di se stessi e dell’ambiente che li circonda, una guida per chi sta attraversando un particolare periodo della propria vita insito di incertezze e difficoltà, guidando la persona verso una consapevolezza del proprio stato di coscienza, favorire un miglioramento del rapporto con se stessi e con l’ambiente.
Un professionista della relazione di aiuto, che risulta essere totalmente differente da chi si occupa di salute mentale il counselor è un esperto nelle tematiche legate alla comunicazione e soprattutto di ascolto che cerca di supportare l’utente in difficoltà tramite un percorso di autoconsapevolezza di se stessi e un accrescimento della propria autostima.
Mentre lo psicoterapeuta cura il paziente, valutando la psicopatologia, curando i disturbi, risanando eventuali deficit e soprattutto ristrutturando la personalità dell’utente, il counselor si prende cura dell’utente, lavorando sulle parti sane verso la riconquista del benessere perduto. Il principale scopo del counselor è di offrire l’opportunità all’utente di esplorare i propri schemi d’azione per aumentare il livello di consapevolezza, contribuendo a potenziare i punti forza, per un maggiore sviluppo dell’autonomia decisionale e potenziare così la propria area del benessere.
Il counselor è una figura professionale che opera nel campo della prevenzione della malattia e nella promozione della salute, ma non esercita alcuna attività sanitaria. Il counselor non può somministrare e prescrivere farmaci, e nemmeno utilizzare test della personalità al fine di ottenere una diagnosi, ma solo fornire supporto e orientamento alla persona per perseguire uno stato di benessere. Ulteriore dettaglio è il focus temporale che per il counselor è fissato sul presente del cliente.
Per svolgere la professione di counselor è necessaria una solida base formativa in campo delle scienze psicosociali, ovvero è fondamentale conseguire una laurea in psicologia, sociologia, pedagogia, o seguire un corso di laurea per diventare assistente sociale. Oltre al bagaglio formativo però il counselor deve partire da una propria attitudine personale verso l’empatia, l’ascolto e un buon grado di auto consapevolezza, potrà esprimere la propria competenza professionale su diversi fronti, dalle sessioni con clienti privati, a progetti socio- assistenziali, al supporto offerto ai professionisti del settore come consulenti del lavoro. Riunire una forma pluralistica in un’unica professione quella del counselor, diviene possibile perché rientra nella categoria delle libere professioni.
LEGGE N° 4 DEL 2013 Art. 6-8 E PROFESSIONE DI COUNSELOR
LINK DA VISIONARE
https://www.federazioneitalianacounseling.com/legge-in-materia-di-counseling/
L’oggetto di studio principale nelle scienze psicobiologiche è l’individuo stesso, e in particolare le sue manifestazioni comportamentali, queste ultime si rifanno ai processi cognitivi e alle dinamiche emozionali, sulla base di criteri di adeguatezza o inadeguatezza e sulla condotta generale, ovvero ai parametri di funzionalità/disfunzionalità. Tale riferimento ha posto progressivamente in maggiore risalto l’aspetto del recupero di situazioni di difficoltà e/o disfunzionalità soggettive, dove lo stesso modo operandi si è progressivamente rivelato inadeguato rispetto alle possibilità di intervento e alla multiformità delle richieste che vengono avanzate. Gli esempi di tali potenziali richiedenti, sono numerosi: scuole, università, organizzazioni produttive o sanitarie, carceri, enti locali, strutture sociali e, sul piano individuale, richieste di consulenza intorno a tematiche quali gravidanza, aborto, adolescenza, sessualità, o intorno alle problematiche poste dalla tossicodipendenza o a quelle degli stati terminali. Questi scenari applicativi e di richiesta, permettono di definire almeno tre elementi comuni, che hanno una particolare rilevanza: la relazione, il contesto, la richiesta. La competenza del professionista in questa prospettiva si esplica nell’orientare la persona verso un processo di razionalità al fine di produrre conoscenza, e in virtù di essa generare un cambiamento compartecipato e consapevole, volto verso un processo di reale adattamento personale e sociale.
La Psicologia cognitiva applicata, si sviluppa in due differenti percorsi.
La prima forma applicativa è centrata sui fattori cognitivi ed emotivo-motivazionali che contribuiscono al benessere della persona nell'arco di vita. Sul versante delle applicazioni questo permette di acquisire conoscenze per la progettazione e il potenziamento cognitivo ed emotivo nell'arco della vita, ovvero, dall'infanzia all'età senile. I processi cognitivi coinvolti nella promozione del benessere individuale, e quindi della qualità di vita, permettono inoltre l'applicazione in vari contesti non esclusivamente psicologici, come è il caso della presa di decisioni (ad esempio di tipo economico) dove i concetti della psicologia cognitiva trovano applicazione, oppure delle arti, in particolare la musica e dell'uso della musica (e dei training musicali) e dello sport come modulatori della prestazione cognitiva.
La seconda forma applicativa è invece centrata sui fattori che favoriscono un'interazione efficace fra la persona e l'ambiente. In particolare, lo studio del comportamento umano è messo in relazione tra le caratteristiche fisiche e sociali (o socio-fisiche) degli ambienti, o luoghi, di vita quotidiana. Questi approfondimenti trovano applicazioni nel contesto dell'interazione uomo macchina, ma anche in quello della progettazione degli spazi urbani, nelle tematiche innovative legate alle modalità e alle conseguenze del processo di trasformazione tecnologica della società sulle persone e sulle comunità, dove ciascun effetto è la conseguenziale forma di resilienza che si generano sull'individuo e sulla sfera cognitiva dell'adozione delle nuove tecnologie interattive nella nostra vita.
La Psicologia emozionale non è mai troppo tardi per aumentare l’autostima e la forma emozionale.
Comprendere che va bene fare degli errori, concedersi una pausa e sapere che ci saranno persone che ti amano qualunque cosa accada, ti dà la base di fiducia e il sostegno di cui hai bisogno.
L’autostima è una valutazione positiva o negativa che una persona fa di se stessa in una certa misura sulla base di emozioni, azioni, convinzioni, comportamenti o qualsiasi altro tipo di conoscenza di se stessa.
Aumentare l’autostima o il valore dato a se stessi è fondamentale per il benessere psicofisico. Questo vale per ognuno di noi! L’accettazione del Sé si riflette in ogni aspetto della vita. Professionalmente e uno status sociale impeccabile.
“ Ogni essere umano, nessuno escluso, per il semplice fatto di essere, è degno del rispetto incondizionato degli altri e di se stesso; merita di stimarsi e di essere stimato. “
Cos’è l’autostima!
L' è direttamente correlata allo sviluppo dell’Io.
Sigmund Freud ha usato la parola tedesca Selbstgefühl, specificando due significati: la consapevolezza di Sè di una persona (sentimento di se stesso) e l’esperienza del proprio valore su un sistema di ideali (sensazione di autostima).
Pertanto, la percezione di noi stessi dei nostri modi di agire e di pensare, è ciò che genera sentimenti di inferiorità o superiorità, autocritica, autocensura, narcisismo o egoismo.
Tutte queste caratteristiche influenzano direttamente le nostre esperienze, il benessere e la nostra qualità di vita.
La Psicologia relazionale vede la forma di disagio psichico come il risultato di uno squilibrio che si crea nei sistemi in cui l’individuo vive le proprie relazioni significative (tipicamente la coppia, il nucleo familiare, la famiglia allargata).
Tale squilibrio genera tensioni emotive che possono condurre alle diverse manifestazioni fisiologiche, visto come l’espressione di una alterazione delle relazioni, metafora del conflitto che si cela nell’individuo. Pertanto l’individuo stesso attraverso la condizione si fa portavoce di una insania che coinvolge in realtà, i vari componenti della famiglia. Ecco perché si parla di “funzione” all’interno del sistema relazionale in cui l’individuo è inserito.
La psicologia relazionale trova quindi il suo campo privilegiato nella coppia, nella famiglia, nel singolo e nei sistemi relazionali in cui questi è inserito. Volendo riattivare un percorso di rigenerazione della famiglia e dell’individuo aiutando ciascuno a sviluppare le proprie risorse celate, sperimentare nuove possibilità, nuove modalità di comunicazione, nuovi modi di vedersi e di vedere l’altro, nuovi progetti di vita, Quando si cerca di resistere al cambiamento, alla crescita personale o alla “perdita” di riferimenti emotivi ed affettivi, si spegne la nostra spinta vitale, e porta l’uomo alla mancata realizzazione del proprio Sé e si sperimenta la condizione di sofferenza.
La psicologia sociale è lo studio degli effetti dei processi sociali e cognitivi sul modo in cui gli individui percepiscono gli altri, li influenzano e si pongono in relazione con loro. L’interesse centrale della psicologia sociale è il modo in cui gli individui comprendono gli altri e interagiscono con loro. I processi sociali rappresentano il modo in cui i nostri pensieri, i nostri sentimenti e le nostre azioni sono influenzati dalle persone che ci circondano, dai gruppi a cui apparteniamo, dai rapporti personali, dagli insegnamenti e dalla cultura e dalle pressioni che subiamo da parte degli altri.
I processi cognitivi invece sono i modi in cui i ricordi, le percezione, i pensieri, le emozioni e le motivazioni guidano la nostra comprensione del mondo e le nostre azioni. Processi sociali e processi cognitivi sono intrecciati inestricabilmente tra loro infatti influenzano anche quando gli altri non sono fisicamente presenti, anche quando siamo soli. Nell’ambito della psicologia sociale si indagano i bias e le distorsioni cognitive, poiché sono alla base della nostra percezione, ossia un processo cognitivo di osservazione ed interpretazione, ovvero dei bias valutativi. Nelle situazioni di stress capita sovente di percepire con più forza questi vincoli e allora non resta che riscoprire se stessi, in un’ottica liberatoria, per ristabilire l’equilibrio psicofisico.
Stress
Lo stress è la risposta psicologica e fisiologica che l'organismo mette in atto nei confronti di compiti, difficoltà o eventi della vita valutati come eccessivi o pericolosi. La sensazione che si prova in una situazione di stress è di essere di fronte ad una forte pressione mentale ed emotiva. I compiti, le difficoltà o gli eventi che provocano lo stress sono chiamati eventi stressanti, noti anche come stressors. Finora non esiste una definizione precisa di stress che abbia un significato operativo e sia accettata da tutti. L’ipotesi proposta è che lo stress sia una risposta del cervello a stimoli che causano incertezza o che non si è in grado di affrontare. Lo stress di per sé, qualunque sia la situazione che lo provoca, non è negativo né positivo poiché favorisce l'adattamento ai numerosi stimoli, sia fisici che mentali, ricevuti ogni giorno. Lo stress può essere positivo quando, ad esempio, aiuta a concentrarsi per un esame, dà la carica per affrontare una gara sportiva o un nuovo lavoro. In questi casi viene definito stress positivo o eustress. Diventa, invece, negativo quando dura nel tempo senza che si abbia la capacità di affrontare la situazione che l’ha provocato. In questi casi si determina un sovraccarico o carico allostatico, che logora le cellule, i tessuti e gli organi compromettendone le funzioni.
La percezione di un evento potenzialmente stressante è diversa da persona a persona. Ciò che causa lo stress dipende, almeno in parte, dal modo in cui un evento è valutato. Una persona con un modo di pensare rigido e pessimistico percepirà un evento stressante in modo molto più negativo e potenzialmente pericoloso di quanto farebbe una persona con uno stile di pensiero flessibile e ottimista. Ad esempio, nel caso di un ritardo del treno, una persona può reagire con rabbia ed ansia, mentre un'altra può adattarsi alla situazione approfittandone per leggere un libro o telefonare ad un amico.
Il modo in cui ognuno reagisce agli eventi potenzialmente stressanti è influenzato anche da fattori genetici: lievi differenze in alcuni geni possono modificare le modalità di risposta. Inoltre, forti reazioni a situazioni stressanti possono, a volte, essere ricondotte a eventi traumatici avvenuti in passato. Le persone che sono state trascurate o hanno subito abusi fisici o sessuali da bambini tendono ad essere particolarmente vulnerabili allo stress. Lo stesso vale per coloro che hanno subito violenze fisiche o sono sopravvissute a gravi incidenti o attentati terroristici.
Eventi stressanti negativi
Le situazioni percepite in modo negativo includono:
· morte del coniuge o di un altro membro della famiglia
· separazione dal coniuge, divorzio, fine di una relazione affettiva
· ricovero in ospedale (proprio o di un familiare)
· incidente o malattia (propria o di un familiare)
· rapporti tesi con le persone (familiari, partner, amici, colleghi)
· problemi di denaro
· perdita del lavoro
· problemi di sonno (insonnia)
· problemi dei propri figli a scuola
· problemi legali
Eventi stressanti positivi
Tra gli eventi ritenuti positivi, sono inclusi:
· promozione o un aumento di stipendio al lavoro
· iniziare un nuovo lavoro
· matrimonio
· comprare una casa
· avere un bambino
· andare in vacanza
· frequentare un corso che interessa, o dedicarsi a un nuovo hobby
La risposta del corpo allo stress
Il sistema nervoso, indipendentemente dalla volontà della persona, in presenza di una situazione pericolosa (per esempio, essere aggrediti) o di una che non lo è (per esempio, sostenere un esame) reagisce allo stesso modo: come se la vita fosse in pericolo. Questa modalità di risposta è chiamata combatti o fuggi.
In presenza di un evento stressante, infatti, il sistema nervoso si attiva prontamente favorendo il rilascio di alcune sostanze (gli ormoni dello stress: adrenalina, noradrenalina, cortisolo) responsabili delle modifiche fisiche e comportamentali che permettono all'organismo di affrontare e superare il pericolo.
L'adrenalina e la noradrenalina determinano un aumento del battito del cuore, del respiro, della pressione arteriosa e dello stato di attenzione, predisponendo così l'organismo all'attacco o alla fuga. Il cortisolo è responsabile dell'aumento del rilascio nel sangue di glucosio e lipidi che forniscono l'energia necessaria a sostenere la reazione di attacco o di fuga. Il cortisolo, inoltre, riduce alcune funzioni del corpo considerate in quel momento non indispensabili, come la digestione e la riproduzione, per dare sostegno ad altri organi vitali, quali il cervello. Una volta passata la minaccia, i livelli degli ormoni dello stress tornano, di solito, alla normalità. In questo caso si parla di stress acuto, vale a dire che inizia e finisce rapidamente. Se si è costantemente sotto stress, invece, il livello di produzione degli ormoni rimane elevato, portando ad una condizione di stress cronico che può provocare disturbi come ansia, depressione, stanchezza, irritabilità, disturbi del sonno, disturbi fisici.
I pilastri per aumentare l’autostima
Proponiamo un approccio per aumentare l’autostima basato su quelli che chiamano “i quattro pilastri dell’autostima”. Questi pilastri sono:
1. Accettazione di sé
Un atteggiamento propositivo verso sè stesso come persona. Ciò include elementi come essere soddisfatti e in accordo con sé stessi, rispettarsi, essere “solidali con sé stessi” e sentirsi a casa nel proprio corpo.
2. Fiducia in sé stessi
Si riferisce a un atteggiamento positivo nei confronti delle proprie capacità e prestazioni. Comprende le convinzioni del sapere e poter fare qualcosa, di essere in grado di ottenere qualcosa, di sopportare le difficoltà e di poterne fare a meno.
3. Competenza sociale
È l’esperienza di poter modulare i contatti. Ciò include saper trattare con le altre persone, sentirsi in grado di affrontare situazioni difficili, avere reazioni flessibili, essere in grado di sentire la risonanza sociale delle proprie azioni, saper regolare la distanza-vicinanza con altre persone. Essere in grado di modulare la comunicazione con gli altri.
4. Rete sociale
Vuol dire essere connessi a una rete di relazioni positive. Ciò include un rapporto soddisfacente con il partner, la famiglia e la società, poter contare su di loro ed essere disponibili, essere importanti per le altre persone. Quindi, i primi due pilastri rappresentano la dimensione intrapersonale dell’autostima, gli altri due sua dimensione interpersonale, che si svolge in tre fasi:
1. diventare consapevoli e avere consapevolezza delle proprie emozioni , sentimenti, sensazioni, bisogni fisici e psichici;
2. relazionarti con rispetto e amore a te stesso;
3. riguardarsi.
Aiutano molto anche le tecniche di ristrutturazione cognitiva e di auto-rinforzo.
Come aumentare l’autostima
Le persone che hanno un’alta autostima tendono ad essere più forti, a resistere a situazioni avverse perché credono nel proprio potenziale mentale e d’azione.
1. Elimina il senso di colpa
Uno dei motivi principali della scarsa autostima è il costante senso di colpa. Che sia perché non stiamo facendo qualcosa o a causa di ciò che è stato fatto, è comune vivere la sensazione di sentirsi responsabili verso quanto stiamo conducendo. Tuttavia, è necessario eliminare questa sensazione, al fine di sentirsi sempre di più leggeri e di essere esseri liberi.
2. Non metterti a confronto con gli altri
Il mondo è sostenuto dalla competitività.
Questo ci fa credere che il nostro successo personale o professionale sarà raggiunto solo quando supereremo quello di altre persone. Vuoi davvero aumentare l’autostima, lascia da parte tutti i confronti con chi ti circonda. In questo mondo, ogni essere diviene unico, pieno di esperienze. La gioia di una persona non è uguale a quella di un’altra, così come la sofferenza.
3. Non generalizzare le tue esperienze
Se hai commesso un errore in passato non sei condannato a farlo di nuovo. I concetti che hanno creato gli altri per noi possono imprigionarci. Quindi passa oltre, fai nuove esperienze e non smettere di imparare.
4. Fidati di te stesso
Non aspettarti che gli altri ti diano la motivazione per agire. Trova la forza in te per fidarti dei tuoi movimenti. Pertanto, è molto più facile raggiungere i tuoi obiettivi quando la tua mente è già incline a credere nel tuo successo.
5. Sii più compassionevole con i tuoi errori
Non lasciarti scoraggiare da un errore. Devi essere in grado di perdonare te stesso. Sviluppando uno sguardo propositivo verso i propri atteggiamenti ciò ti farà vivere meglio.
6. Capire cosa funziona per te
Trova ciò che funziona per tornare a ciò che ti piace e ti fa sentire bene ogni volta che senti che la tua autostima sta diminuendo.
7. Sii onesto con te stesso
Proprio come mentire agli altri è dannoso, anche mentire a noi stessi ci fa cadere in situazioni dannose. Quindi, sii sincero con le tue difficoltà e paure. Abbraccia le tue debolezze e le tue forze, senza arrenderti al narcisismo e senza lasciarti scuotere da un’eccessiva autocritica.
8. Inizia a ringraziare
Quando notiamo tutto il bene che è intorno a noi, specialmente il bene che è dentro di noi e nelle azioni che facciamo, siamo più sereni e siamo in grado di spingerci verso atteggiamenti migliori.
9. Celebra le tue vittorie
La vita non è fatta solo di errori. Il solo fatto che tu esisti è già una vittoria. Fai in modo che ogni nuovo obiettivo raggiunto sia un impulso positivo e dinamico che ti porta verso il tuo equilibrio fisico e mentale.
10. Vivi nel presente
L’atto più importante per aumentare l’autostima è vivere nel presente. Non importa cosa è già stato fatto o cosa accadrà. Cosa puoi fare per essere più fiducioso e gioire di più per il tuo stesso essere. Vivere il presente è il miglior regalo che puoi fare a te stesso. L’autostima è come un fiore che deve essere annaffiato. Una volta che inizi a fornire acqua, cresce e si diffonde in modo positivo. Inizia a coltivare questa cura di te stesso e nota come tutto sia più semplice e più bello.